Tiziano Fiorenzani kyrghizstan gallery   
       
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  A 3000 metri di quota è difficile dormire. Specie se la temperatura esterna, poche ore prima piacevolmente sopra i 25 gradi precipita sotto lo zero. All'interno della yurta un semplice giaciglio e molte coperte, al di fuori il lago Son Kul, inverosimile nella propria immobilità. Nessuno è mai riuscito ad estirpare dai kirghisi le proprie tradizioni nomadi e, a prescindere dal grado di istruzione e tenore di vita, moltissime famiglie in primavera si trasferiscono con i propri animali sui pascoli più verdi, lontano da tutto e tutti. Al pascolo la vita scorre tra la produzione del kurut, formaggio essiccato fortemente energetico ed il kök-börü, un ancestrale gioco del polo con la carcassa decapitata di una capra.

La capitale, Bishkek è l'unica vera città del paese, ma il proprio nome sovietico Frunze sopravvive ancora nei codici aeroportuali ed in qualche cartello stradale. Michail Frunze, rivoluzionario bolscevico della prima ora, serio pretendente al potere e per questo eliminato da Stalin, fu celebrato dal suo stesso assassino il quale ribattezzò questa città con il suo nome. La statua del padre della Patria, Lenin un tempo dominava la grande Piazza del Popolo, ma adesso è stata relegata dietro il museo nazionale, un edificio cubico interamente dedicato alla rivoluzione di Ottobre.

I Kirghisi non si sono affrettati a cancellare le tracce della dominazione sovietica come altre ex-repubbliche hanno fatto dopo il crollo del 1991. Al contrario lo studio del russo è sentito come un'importante veicolo per il commercio e sebbene dai paesi arabi siano piovuti corani e moschee prefabbricate, la religione islamica, praticata da larga parte della popolazione, deve scontrarsi con l'ormai tradizionale Vodka.